27.10.07

ΓΚΕΪ, ΜΟΥΣΟΥΛΜΑΝΟΣ ΚΑΙ ΠΡΟΣΦΥΓΑΣ

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Gay, musulmano. E rifugiato.
Salah, jeune gay marocain, a obtenu l’asile politique en Italie.
Paola Bonatelli, (Il manifesto, 14 septembre 2007)
Salah Mreda, 25 anni, marocchino, omosessuale, ha ottenuto da pochi giorni lo status di rifugiato in Italia ed è in attesa del rilascio del permesso di soggiorno. La Commissione territoriale che valuta le richieste di asilo l'ha ritenuto idoneo, perché nel suo paese l'omosessualità viene punita in quanto tale. Per lui, fuggito dal Marocco dopo una detenzione di qualche mese e una condanna per «atti sessuali contronatura», si sono dati da fare con determinazione il circolo Maurice di Torino e l'avvocato Maurizio Cossa, che fa parte dell'Asgi (Associazione studi giuridici sull'immigrazione). Anche se in Italia - secondo i dati forniti dall'Unhcr, l'agenzia Onu per i rifugiati - sono una quarantina le persone omosessuali extracomunitarie che hanno ottenuto l'asilo o un permesso umanitario in virtù del loro orientamento sessuale, non sono molti quelli che accettano di raccontare la loro storia. Salah ha scelto di farlo per il manifesto.
«Mi sono accorto di essere omosessuale - racconta Salah- durante l'adolescenza. Mi piaceva ballare la danza del ventre e vestirmi da donna, quando vedevo i film guardavo solo gli attori maschi. A 17 anni ho iniziato ad incontrare altri ragazzi ma vivevo nell'ombra perché la gente non capisce, non puoi farlo vedere, devi fare l'uomo. Ci sono tanti gay in Marocco, anche nella mia città, Marrakech, e puoi incontrare qualcuno ma, se ti becca la polizia, sono guai. Devi fare tutto di nascosto ed è un problema anche entrare nelle case. Se ti trovano truccato o se pensano che sei effeminato, puoi prendere anche due-tre mesi di carcere. Se ti prendono in casa con qualcuno, la condanna va dai sei mesi in su. Naturalmente, se dai soldi, ti abbassano la pena ma comunque il problema rimane. A Marrakech c'era un bar-discoteca non totalmente gay ma dove la maggior parte dei clienti erano omosessuali. C'erano anche molti turisti, soprattutto francesi. Un poliziotto si è fatto assumere come cameriere in questo locale, fotografava i ragazzi che entravano e c'era anche la possibilità di controllare i dati perché all'entrata ti chiedevano i documenti. Dopo circa un anno hanno avuto abbastanza materiale per chiudere la discoteca e arrestare i proprietari, due francesi, che sono poi stati condannati a due e quattro anni di carcere. C'era anche un maresciallo marocchino, gay, si è preso anche lui quattro anni. Hanno cercato e controllato i clienti. Io ero uno di questi, mi hanno seguito per qualche giorno, fotografato. Allora lavoravo in un hotel e frequentavo la scuola alberghiera. Una sera sono andato a casa di due amici francesi e è arrivata la polizia: hanno trovato dei preservativi, un tubetto di burro-cacao e, sul mio cellulare, dei messaggi affettuosi. Ci hanno portato in commissariato, dove per quattro giorni mi hanno lasciato senza cibo, minacciato e malmenato. Poi mi hanno messo in carcere e processato. Mi hanno condannato a cinque mesi ma, siccome avevo già scontato parte della pena, sono riuscito a uscire. La mia famiglia ha saputo che io ero gay quando sono stato messo in prigione. Sono stati i miei amici frances ad aiutarmi ad uscire dal Marocco. Sono andato a Modena da un mio zio, poi ho avuto contatti con il circolo Maurice e sono venuto a Torino. Gli attivisti del circolo, che voglio ringraziare insieme al gruppo Abele, mi hanno portato dall'avvocato, che è riuscito ad ottenere la documentazione dei processi a cui ero stato sottoposto in Marocco. Io ho raccontato la mia storia e sono stato accolto come rifugiato. Ora abito a Torino, lavoro a part-time come assistente agli anziani, mi sono iscritto a scuola, frequento dei corsi di informatica e anche di artigianato. Non posso più tornare nel mio Paese, parlo con mia madre per telefono, non riesce ad accettare la mia omosessualità e mi propone di sposarmi, se ti sposi puoi cambiare, dice. Ho dovuto parlare al telefono con una mia cugina per dirle che non la voglio sposare. Ma vorrei tanto riuscire a far venire qui mia madre e i miei fratelli almeno una volta».

3 σχόλια:

erva_cidreira είπε...

Salah Mreda, 25 ans, marocain, homosexuel, a obtenu il y a quelques jours le statut de réfugié en Italie. La Commission Territoriale qui évalue les demandes d’asile l’a retenu apte, parce que dans son pays l’homosexualité est punie. Il avait fui le Maroc après une détention de quelque mois et une condamnation pour “actes sexuels contre nature”. En Italie (données fournies de l’UNHCR, l’agence de l’Onu pour les réfugiés), ils sont une quarantaine de personnes homosexuelles extracommunautaires qui ont obtenu l’asile ou une permission humanitaire en vertu de leur orientation sexuelle. Mais ils sont peu à vouloir raconter leur histoire. Salah a choisi de le faire. “Je me suis aperçu que j’étais homosexuel à mon adolescence. J’aimais danser et me travestir, lorsque je regardais des films, je ne voyais que les hommes. À 17 ans j’ai commencé à rencontrer d’autres garçons mais je vivais dans l’ombre parce que les gens ne comprennent pas. Il y a tant de gays au Maroc. Même à Marrakech, tu peux rencontrer quelqu’un mais si la police t’arrête, tu as des ennuis. Tout doit être fait en cachette et c’est même un problème pour entrer dans les maisons. S’ils te trouvent efféminé, tu peux prendre deux ou trois mois de prison. S’ils te prennent avec quelqu’un, la condamnation est de six mois. Naturellement, si tu as de l’argent, ils t’abaissent la peine, mais de toute façon le problème subsiste. À Marrakech, il y avait un bar-discothèque, pas totalement gay, mais où la plupart des clients étaient homosexuels. Il y avait beaucoup de touristes, surtout des Français. Un policier travaillait dans ce local, il photographiait les garçons qui entraient et il y avait même la possibilité de contrôler les identités car à l’entrée ils demandaient les papiers. Après environ un an, ils ont eu assez d’informations pour pouvoir fermer la discothèque et arrêter les propriétaires, deux Français, qui ont été ensuite condamnés à deux et quatre ans de prison. Il y avait même un militaire marocain, homosexuel, qui a pris quatre ans. Ils ont cherché et ils ont contrôlé les clients. J’étais un de ceux-ci, ils m’ont suivi pendant quelques jours, ils m’ont photographié. Je travaillais dans un hôtel et je fréquentais l’école hôtelière. Un soir, je suis allé à la maison de deux amis français et la police est arrivée : ils ont trouvé des préservatifs, un tube de gel et, sur mon cellulaire, des messages affectueux. Ils nous ont amenés en commissariat, où pendant quatre jours ils m’ont laissé sans nourriture, menacé et malmené. Ensuite ils m’ont emprisonné et poursuivi en justice. Ils m’ont condamné à cinq mois de prison mais comme j’avais déjà effectué une partie de la peine, j’ai réussi à sortir. Ma famille a su que j’étais gay lorsque j’ai été mis en prison. Mes amis français m’ont aidé à sortir du Maroc. Je suis allé à Modène chez mon oncle, ensuite je suis venu à Turin. Les activistes du groupe Abele, ont pris un avocat, qui a réussi à obtenir toute la documentation des procès que j’avais eus au Maroc. J’ai raconté mon histoire et j’ai été accueilli comme réfugié. Maintenant j’habite à Turin, je travaille comme assistant pour les personnes âgés, je me suis inscrit dans une école d’informatique. Je ne veux plus revenir dans mon pays, je parle avec ma mère au téléphone, elle ne veut pas accepter mon homosexualité et elle me propose de me marier. Tu peux changer, dit-elle…”
(Αναδημοσίευση από το spartakism.wordpress.com)

erva_cidreira είπε...

TORINO: A MAROCCHINO GAY RICONOSCIUTO STATUS DI RIFUGIATO

Torino, 13 set. - (Adnkronos) - La Commissione Territoriale ha
riconosciuto lo status di rifugiato a Salah Mreda, giovane gay residente a Torino, immigrato dal Marocco. A renderlo noto sono le associazioni gay, lesbiche e transessuali torinesi. Lo scorso anno, Mreda ha lasciato il suo paese dopo aver subito la carcerazione poiché omosessuale. Giunto a Torino, ha contattato le associazioni GLT che da anni lavorano in rete con avvocati, tra i quali Maurizio Cossa dell'Asgi che ha seguito l'intero iter: "L'orientamento sessuale -commenta- viene riconosciuto come un diritto fondamentale, costituzionalmente protetto".
Per Rosanno Viano, presidente del Circolo Maurice: "Oggi Salah e' un
attività dei diritti delle persone gay lesbiche e transessuali. La sua
presenza ci arricchisce e riteniamo che anche attraverso il suo apporto il nostro circolo possa essere più aperto e accogliente" .
Roberta Padovano, portavoce del Coordinamento Torino Pride spiega:
"Stiamo lavorando per poter offrire al pi presto un'accoglienza anche
concreta agli omosessuali migranti: pensiamo tra l'altro a una comunità
alloggio dove ricevere un sostegno , visto che le persone in attesa del
riconoscimento dello status di rifugiato non possono avere per legge un
lavoro regolare. immaginiamo una rete di volontariato ampia e trasversale, poiché anche in questo caso non si tratta di questioni settoriali ma di
diritti fondamentali alla vita, dunque universali".

Ανώνυμος είπε...

Perche non:)